Mi chiamo Mario, ho poco più di vent’anni e sono miliardario. Nel mio attico a Cinisello ho un impianto stereo pieno di watt, così tanti da far tremare i muri. E ho anche mazzette di banconote. Centinaia. Migliaia di mazzette. Duecenticinquanta milioni di lire in contanti, sparsi ovunque: fra i libri, dentro le custodie delle videocassette, in freezer.
È il tredici gennaio del 1999, è sera, e non ho più tempo. Le sento, quelle sirene, sento che sono anche per me.
A metà tra true crime e romanzo di formazione, una vicenda realmente accaduta e mai narrata prima, ambientata tra la periferia disperata e lo scintillante centro della “capitale morale” d’Italia: Milano.
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